"Erodiade - Fame di vento" al MART di Rovereto
Installazione site-specific al MART di Rovereto per la Compagnia Xe diretta da Julie Ann Anzilotti
Musiche: Paul Hindemith, Walter Fähndrich, Wolfgang Rihm
Scena Alighiero e Boetti
Assistente alla scenografia: Tiziana Draghi
Costumi: Loretta Mugnai
Danzatori: Paola Bedoni (Nutrice), Giulia Ciani (Angelo Custode), Liber Dorizzi (Giovanni Battista), Sara Ladu (Spirito del Bene), Laura Massetti (Spirito Maligno), Sara Paternesi (Erodiade)
Scrittura vocale e voce: Gabriella Bartolomei
Consulenza musicale: Michele Porzio
Disegno luci: Andrea Berselli
Tecnico del suono: Davide Cristiani
Collaborazione artistica: Carla Chiti
Organizzazione: Alessandra Passanisi
Prodotto da Compagnia XE, MiBACT, Regione Toscana, Comune di San Casciano Val di Pesa
Coprodotto da Festival Oriente Occidente, Mart
In collaborazione con Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali / Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee / Ravenna Festival / Fondazione Teatro Comunale di Ferrara / Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura / Torinodanza festival – Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale/Fondazione Toscana Spettacolo onlus/Fondazione Milano - Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
Durata 50’
compagniaxe.it
Progetto RIC.CI (Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni ’80-’90)
Ideazione e direzione artistica: Marinella Guatterini
Con il supporto di Silvia Coggiola Fotografo: Alberto Calcinai
Musiche: Paul Hindemith, Walter Fähndrich, Wolfgang Rihm
Scena Alighiero e Boetti
Assistente alla scenografia: Tiziana Draghi
Costumi: Loretta Mugnai
Danzatori: Paola Bedoni (Nutrice), Giulia Ciani (Angelo Custode), Liber Dorizzi (Giovanni Battista), Sara Ladu (Spirito del Bene), Laura Massetti (Spirito Maligno), Sara Paternesi (Erodiade)
Scrittura vocale e voce: Gabriella Bartolomei
Consulenza musicale: Michele Porzio
Disegno luci: Andrea Berselli
Tecnico del suono: Davide Cristiani
Collaborazione artistica: Carla Chiti
Organizzazione: Alessandra Passanisi
Prodotto da Compagnia XE, MiBACT, Regione Toscana, Comune di San Casciano Val di Pesa
Coprodotto da Festival Oriente Occidente, Mart
In collaborazione con Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali / Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee / Ravenna Festival / Fondazione Teatro Comunale di Ferrara / Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura / Torinodanza festival – Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale/Fondazione Toscana Spettacolo onlus/Fondazione Milano - Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
Durata 50’
compagniaxe.it
Progetto RIC.CI (Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni ’80-’90)
Ideazione e direzione artistica: Marinella Guatterini
Con il supporto di Silvia Coggiola Fotografo: Alberto Calcinai
La collaborazione con la Compagnia Xe
Ho conosciuto Julie Ann Anzilotti e la Compagnia Xe quattro anni fa durante la registrazione delle musiche dello spettacolo “...e d'oro le sue piume”. Ho un ricordo molto bello di questo primo lavoro insieme, sono stati giorni di intenso lavoro che hanno visto anche la partecipazione di un musicista d'eccezione come Steven Brown (Tuxedomoon). Tre giornate chiusi in una piccola stanza nelle campagne senesi: un pianoforte a muro,un sassofono, alcune voci, loop di materiale vario e il mio studio mobile per registrare il tutto. Steven suonata e componeva, mentre io lo seguivo nel suo percorso creativo assemblando e mixando il materiale; infine veniva masterizzato un cd di prova con il quale andavamo in teatro a verificare in tempo reale l'efficacia delle musiche. Quindi tornavamo nel nostro “studio” per apportare le modifiche necessarie. Un bellissimo lavoro che purtroppo non ho ancora avuto modo di vedere nella sua realizzazione dal vivo.
Erodiade - Fame di Vento
Lo spettacolo Erodiade Erodiade - Fame di vento si inserisce a pieno titolo all’interno del progetto RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni ’80-’90, ideato otto anni fa per il Teatro Ponchielli di Cremona all'interno del progetto neoclassico curato dalla critica e studiosa di danza Marinella Guatterini. Si tratta di un percorso di riallestimento delle coreografie che hanno segnato la nascita e lo sviluppo del contemporaneo in Italia.
Erodiade - Fame di vento, venne creato da Julie-Ann Anzillotti nel 1993 con uno slancio che univa in un unico gesto danza, parola, musica e segno visivo.
Lo spettacolo venne commissionato dalla stessa Marinella Guatterini con Michele Porzio nel corso di un ciclo dedicato alla rilettura del repertorio neoclassico europeo.
Erodiade - Fame di Vento si ispira al poema incompiuto di Stéphane Mallarmé Hérodiade, del quale restano tre soli frammenti e una serie di appunti.
In scena, al connubio tra una danza espressionista e una recitazione affidata ai suoni ricercati della voce fuori campo di Gabriella Bartolomei, si unisce il segno dell’importante scenografia che l’artista concettuale Alighiero Boetti (esponente di punta del Novecento italiano) creò appositamente, testimonianza di un’epoca di collaborazioni molto attive tra creatori d’arte di varie discipline. Il fondale-sipario e i segni geometrici che caratterizzano la scenografia allestiscono uno spazio suggestivo e metafisico.
Site-specific all'interno del Mart di Rovereto
Il 17 Giugno ho seguito per la prima volta questo spettacolo in veste di fonico all'interno del Teatro Alighieri di Ravenna e il 17 Settembre sarò nuovamente con la compagnia all'interno del bellissimo Teatro Carignano di Torino.
Lo spettacolo all'interno del MART, andato in scena il 5 e 6 Settembre nel cartellone di "Oriente Occidente dance Festival", è stato invece caratterizzato dal fatto di dover riadattare lo spettacolo agli ampi spazi del museo; abbiamo considerato come valorizzare i punti di forza dello spazio che ci circondava e come sopperire alle carenze di un ambiente non calibrato e controllato come un teatro, in termini di illuminazione, sonoro, e gestione delle dimensioni delle aree danzabili.
La mia gestione tecnica per il sonoro
Una volta comprese le scene, le postazioni ed il percorso che avrebbe fatto il pubblico, ho deciso dove posizionare gli impianti di diffusione: 3 impianti Bose L1 su tre diversi piani dell’edificio, 2 casse RCF TT08 in una sala di transizione e un impianto RCF Evox8 nell'ultima sala dove terminava lo spettacolo.
Ho preferito gestire tutto con il mio mixer Behringer X32 Rack, in modo da avere una facile gestione in termini di matrici. Ho così settato quattro matrici per gestire le prime quattro postazioni, mentre l'ultima risultava troppo lontana e non raggiungibile, facendoci quindi optare per una seconda regia.
La necessità di controllare la gran parte dello spettacolo da un’unica regia si scontrava con il fatto che ciò non avrebbe consentito di seguire visivamente la performance. Abbiamo ovviato a questo problema facendo indossare a Julie, la regista, un microfono ad archetto, messo da me in “solo” in modo da poterlo utilizzare come Interfono monodirezionale. Julie, seguendo lo spettacolo con il pubblico, aveva così modo di darmi in cuffia gli attacchi per tutte le musiche.
Ho creato una sorta di playlist delle musiche su Cubase, con marker temporali come memo per la gestione delle matrici e per l'accensione o lo spegnimento dei microfoni.
Ho anche composto una musica di passaggio,campionando una nota di viola dal brano di Hindemith utilizzato all'interno della performance. Lavorando a partire da questo piccolo frammento, ho aggiunto piccoli interventi suonati di diamonica, un suono campionato di uccelli e qualche campanellino processato, fino ad ottenere un bordone abbastanza teso e minimale di 3 minuti.
Qualche Curiosità
Ho conosciuto Julie Ann Anzilotti e la Compagnia Xe quattro anni fa durante la registrazione delle musiche dello spettacolo “...e d'oro le sue piume”. Ho un ricordo molto bello di questo primo lavoro insieme, sono stati giorni di intenso lavoro che hanno visto anche la partecipazione di un musicista d'eccezione come Steven Brown (Tuxedomoon). Tre giornate chiusi in una piccola stanza nelle campagne senesi: un pianoforte a muro,un sassofono, alcune voci, loop di materiale vario e il mio studio mobile per registrare il tutto. Steven suonata e componeva, mentre io lo seguivo nel suo percorso creativo assemblando e mixando il materiale; infine veniva masterizzato un cd di prova con il quale andavamo in teatro a verificare in tempo reale l'efficacia delle musiche. Quindi tornavamo nel nostro “studio” per apportare le modifiche necessarie. Un bellissimo lavoro che purtroppo non ho ancora avuto modo di vedere nella sua realizzazione dal vivo.
Erodiade - Fame di Vento
Lo spettacolo Erodiade Erodiade - Fame di vento si inserisce a pieno titolo all’interno del progetto RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni ’80-’90, ideato otto anni fa per il Teatro Ponchielli di Cremona all'interno del progetto neoclassico curato dalla critica e studiosa di danza Marinella Guatterini. Si tratta di un percorso di riallestimento delle coreografie che hanno segnato la nascita e lo sviluppo del contemporaneo in Italia.
Erodiade - Fame di vento, venne creato da Julie-Ann Anzillotti nel 1993 con uno slancio che univa in un unico gesto danza, parola, musica e segno visivo.
Lo spettacolo venne commissionato dalla stessa Marinella Guatterini con Michele Porzio nel corso di un ciclo dedicato alla rilettura del repertorio neoclassico europeo.
Erodiade - Fame di Vento si ispira al poema incompiuto di Stéphane Mallarmé Hérodiade, del quale restano tre soli frammenti e una serie di appunti.
In scena, al connubio tra una danza espressionista e una recitazione affidata ai suoni ricercati della voce fuori campo di Gabriella Bartolomei, si unisce il segno dell’importante scenografia che l’artista concettuale Alighiero Boetti (esponente di punta del Novecento italiano) creò appositamente, testimonianza di un’epoca di collaborazioni molto attive tra creatori d’arte di varie discipline. Il fondale-sipario e i segni geometrici che caratterizzano la scenografia allestiscono uno spazio suggestivo e metafisico.
Il 17 Giugno ho seguito per la prima volta questo spettacolo in veste di fonico all'interno del Teatro Alighieri di Ravenna e il 17 Settembre sarò nuovamente con la compagnia all'interno del bellissimo Teatro Carignano di Torino.
Lo spettacolo all'interno del MART, andato in scena il 5 e 6 Settembre nel cartellone di "Oriente Occidente dance Festival", è stato invece caratterizzato dal fatto di dover riadattare lo spettacolo agli ampi spazi del museo; abbiamo considerato come valorizzare i punti di forza dello spazio che ci circondava e come sopperire alle carenze di un ambiente non calibrato e controllato come un teatro, in termini di illuminazione, sonoro, e gestione delle dimensioni delle aree danzabili.
La mia gestione tecnica per il sonoro
Una volta comprese le scene, le postazioni ed il percorso che avrebbe fatto il pubblico, ho deciso dove posizionare gli impianti di diffusione: 3 impianti Bose L1 su tre diversi piani dell’edificio, 2 casse RCF TT08 in una sala di transizione e un impianto RCF Evox8 nell'ultima sala dove terminava lo spettacolo.
Ho preferito gestire tutto con il mio mixer Behringer X32 Rack, in modo da avere una facile gestione in termini di matrici. Ho così settato quattro matrici per gestire le prime quattro postazioni, mentre l'ultima risultava troppo lontana e non raggiungibile, facendoci quindi optare per una seconda regia.
La necessità di controllare la gran parte dello spettacolo da un’unica regia si scontrava con il fatto che ciò non avrebbe consentito di seguire visivamente la performance. Abbiamo ovviato a questo problema facendo indossare a Julie, la regista, un microfono ad archetto, messo da me in “solo” in modo da poterlo utilizzare come Interfono monodirezionale. Julie, seguendo lo spettacolo con il pubblico, aveva così modo di darmi in cuffia gli attacchi per tutte le musiche.
Ho creato una sorta di playlist delle musiche su Cubase, con marker temporali come memo per la gestione delle matrici e per l'accensione o lo spegnimento dei microfoni.
Ho anche composto una musica di passaggio,campionando una nota di viola dal brano di Hindemith utilizzato all'interno della performance. Lavorando a partire da questo piccolo frammento, ho aggiunto piccoli interventi suonati di diamonica, un suono campionato di uccelli e qualche campanellino processato, fino ad ottenere un bordone abbastanza teso e minimale di 3 minuti.
Qualche Curiosità
- Sono stati tagliati e posati sul pavimento 850 metri di nastro gaffa rosso in modo da condurre gli spettatori durante il percorso ad entrare nella scenografia finale.
- Alle ore 18:00 il MART chiude al pubblico (questo orario per noi coincideva con l'inizio dei nostri lavori). Un suono incredibile che pian piano si tramuta in campana scandisce la chiusura del museo: è bellissimo, dovrò indagare chi lo ha composto. L'ultimo giorno ho preso un accidente, pensavo stesse esplodendo l'impianto PA posizionato al terzo piano.
- Nel '93 l'audio dello spettacolo veniva diffuso da due registratori a bobina. Il sonoro dello spettacolo è stato ora riversato in digitale.
Angus Mc Og
24/08/2018
“Beginners”, terzo disco per Angus Mc Og
Beginners
Voce, chitarra, tastiere: Antonio Tavoni
Basso, chitarre, tastiere, sound design: Luca Di Mira
Batteria: Nicola Bigi
Altri Musicisti:
Gentjan Llukaci: violino su “Laika”, “Beginners” e “Chanting mime hands”.
Serena Patanella: violoncello su “Laika”
Vincenzo de Franco: violoncello su “Beginners” e “Chanting mime hands”
Enrico Pasini: Flicorno e duduk su “Turn the corner”
Enzo M. Ginexi: Vibrafono su “Chanting mime hands” (registrato al Duna Studio di Russi, Ravenna)
Ada Di Mira: Arpa su “Ulysses”
Ospiti:
Assistente di studio: Federico Sigillo
Editing: Dino Gervasoni
Credits:
Recording, Mixing: Davide Cristiani - Bombanela Soundscapes.
Mastering: Andrea Berni De Bernardi - Eleven Mastering.Prodotto da Luca Di Mira e Antonio Tavoni
Parole e musica di Antonio Tavoni e Luca Di Mira
Voce, chitarra, tastiere: Antonio Tavoni
Basso, chitarre, tastiere, sound design: Luca Di Mira
Batteria: Nicola Bigi
Altri Musicisti:
Gentjan Llukaci: violino su “Laika”, “Beginners” e “Chanting mime hands”.
Serena Patanella: violoncello su “Laika”
Vincenzo de Franco: violoncello su “Beginners” e “Chanting mime hands”
Enrico Pasini: Flicorno e duduk su “Turn the corner”
Enzo M. Ginexi: Vibrafono su “Chanting mime hands” (registrato al Duna Studio di Russi, Ravenna)
Ada Di Mira: Arpa su “Ulysses”
Ospiti:
Assistente di studio: Federico Sigillo
Editing: Dino Gervasoni
Credits:
Recording, Mixing: Davide Cristiani - Bombanela Soundscapes.
Mastering: Andrea Berni De Bernardi - Eleven Mastering.Prodotto da Luca Di Mira e Antonio Tavoni
Parole e musica di Antonio Tavoni e Luca Di Mira
Questo terzo album in studio di Angus Mc Og mi ha permesso di lavorare nuovamente su sonorità alt-folk, alt-rock che amo molto. Iniziamo a lavorare alle preproduzioni circa sei mesi prima dell'inizio della lavorazione del disco, ed il 2 Gennaio 2018 iniziamo le vere e proprie sessioni di registrazioni dell'album. Già dai primi provini mi accorgo di un sound più maturo, più ricco e complesso. I rimandi sonori e l'immaginario sono molto vicini a quello di band del calibro di Wilco, Iron and Wine, Arcade Fire, R.E.M. I miei ascolti più recenti che possono avere attinenza con questo disco in lavorazione sono “God's Favorite Customer” di Father John Misty, “Rare Birds” di Jonathan Wilson e non ultimo “A deeper understanding” dei The War on Drugs. Il sound vintage e allo stesso tempo molto curato di J.Wilson mi affascina e mi sprona a cercare una direzione simile per questo disco. Il sound è molto americano anche se non vengono meno rimandi molto classici e più British (The Beatles), specie per alcune parti più psichedeliche, alcune parti di armonium o il trattamento e il sound delle voci nel loro complesso.
Beginners, disco con una gamma variegata di suoni e una pasta sonora stratificata
Una delle maggiori novità del nuovo disco e della nuova formazione è sicuramente la presenza di Luca di Mira (Giardini di Mirò): synth, pad ed il lavoro di sound design di Luca danno una veste nuova ai brani di Antonio che come scheletro rimangono essenzialmente folk. Il lavoro più difficile è stato quello di trovare il giusto balance, un punto di incontro tra questi due mondi: quello più essenziale, intimo ed acustico e quello più elettronico.
La maggior parte dei progetti Protools dei brani erano abbastanza fitti come numero di tracce, abbiamo dovuto impegnarci per rimanere entro le 64 tracce a brano (limite di Protools non HD per progetti a 88khz). Una buona percentuale di tracce sono state registrate nei rispettivi home studio di Luca e Antonio e poi importate ed aggiunte alle tracce registrate qui in studio.
Tempistiche giuste per la lavorazione di un disco
Sempre più spesso si è costretti a lavorare “con la clessidra”, a centellinare ore e giornate preziose per cercare di soddisfare le richieste dei clienti e rimanere in tempistiche e budget limitati.
Invece tempistiche più realistiche e consone rispetto al reale lavoro da fare permettono di avere un po' più di respiro, precisione e calibrazione complessiva, oltre a lasciare molto più spazio per la sperimentazione e il lato creativo.
Tralasciando il primo weekend di preproduzione, il lavoro è durato circa una ventina di giorni nel periodo tra Gennaio e Maggio 2018. Le registrazioni principali si sono svolte nei primissimi giorni del 2018, 4 giornate per registrare tutte le batterie, i bassi, i pianoforti e linee guida di chitarra e voce. Abbiamo creato una Regia B all'ingresso dello studio dove Dino Gervasoni ha editato con cura la sezione ritmica di tutto il disco.
Overdub dopo la presa diretta
Fender Twin Reverb con doppio cono da 12, Twin Reverb custom con cassa da 15, Fender Deville, Vox Ac30, Orange 30, WEM. Questi gli amplificatori utilizzati per la registrazioni delle chitarre elettriche e registrati con coppie di microfoni (dinamico + condensatore). I due microfoni principali splittati entravano anche dentro lo studer B67. Le chitarre acustiche (Martin 00015) sono state invece registrate in prossimità dello strumento con uno Shure sm81 e un Bruco Tube, a questi è stata aggiunta anche una stereofonia in blumlein più lontana per dare un po' di spazio e profondità al suono.
“Laika”, “Beginners” e “Chanting mine hands” sono stati orchestrati per sezione d'archi da Luca; abbiamo avuto il piacere di incidere quindi i violini di Gentjan Lluckaci e i violoncelli di Vincenzo de Franco e Serena Patanella . Enrico Pasini ha suonato qualche piccola parte di tromba, flicorno e duduk.
Le ultime tracce che chiudono il nuovo disco arrivano per corrispondenza direttamente dal Dunastudio di Russi (RA), e coincidono con due piccoli incisi di vibrafono del maestro Enzo M. Ginexi.
Le voci ci hanno impegnato abbastanza tempo, specie perchè tutto il disco è caratterizzato da un uso sistematico del doubling delle linee vocali.
Il disco è stato mixato in analogico in una settimana abbondante, non siamo riusciti a rimanere nel proposito di mixare due brani al giorno proprio per la complessità timbrica di molti brani e anche per la durata spesso superiore ai 5 minuti a brano.
Fine lavori
Beginners è stato perfettamente confezionato grazie al mastering di Andrea Berni DeBernardi ( www.elevenmastering.com) per quel che riguarda l'audio, e grazie alle fotografie di Federica Troisi e di Luca Righi, alla grafica di Luca di Mira e Antonio Tavoni per quel che riguarda il booklet ed il packaging del disco.
Aneddoti e curiosità
Sul brano “Between the lines” ho personalmente giocato e suonato in tempo reale un pedale di pitch shifting collegato alla catena effetti di Antonio per creare dei detune ipnotici e instabili su uno dei due amplificatori della chitarra elettrica.
Abbiamo avuto qualche problema con i suoni dei fusti della batteria, ma un rullante Gretch fornitoci da Franco Longagnani dello Stones Café di Vignola ci ha salvati in extremis.
Uno dei microfoni del pianoforte era collegato ad un Fender Twin Reverb nella Iso Booth.
Abbiamo importato durante l'ultimo giorno di mix delle registrazioni fatte il giorno prima da Antonio, non da chiavetta o Hd ma da un tape recorder 4 tracce della TEAC !
Dopo un lavoro estenuante sull'allineamento voci dei primi brani ho comprato Vocalign Project.
Beginners, disco con una gamma variegata di suoni e una pasta sonora stratificata
Una delle maggiori novità del nuovo disco e della nuova formazione è sicuramente la presenza di Luca di Mira (Giardini di Mirò): synth, pad ed il lavoro di sound design di Luca danno una veste nuova ai brani di Antonio che come scheletro rimangono essenzialmente folk. Il lavoro più difficile è stato quello di trovare il giusto balance, un punto di incontro tra questi due mondi: quello più essenziale, intimo ed acustico e quello più elettronico.
La maggior parte dei progetti Protools dei brani erano abbastanza fitti come numero di tracce, abbiamo dovuto impegnarci per rimanere entro le 64 tracce a brano (limite di Protools non HD per progetti a 88khz). Una buona percentuale di tracce sono state registrate nei rispettivi home studio di Luca e Antonio e poi importate ed aggiunte alle tracce registrate qui in studio.
Tempistiche giuste per la lavorazione di un disco
Sempre più spesso si è costretti a lavorare “con la clessidra”, a centellinare ore e giornate preziose per cercare di soddisfare le richieste dei clienti e rimanere in tempistiche e budget limitati.
Invece tempistiche più realistiche e consone rispetto al reale lavoro da fare permettono di avere un po' più di respiro, precisione e calibrazione complessiva, oltre a lasciare molto più spazio per la sperimentazione e il lato creativo.
Tralasciando il primo weekend di preproduzione, il lavoro è durato circa una ventina di giorni nel periodo tra Gennaio e Maggio 2018. Le registrazioni principali si sono svolte nei primissimi giorni del 2018, 4 giornate per registrare tutte le batterie, i bassi, i pianoforti e linee guida di chitarra e voce. Abbiamo creato una Regia B all'ingresso dello studio dove Dino Gervasoni ha editato con cura la sezione ritmica di tutto il disco.
Overdub dopo la presa diretta
Fender Twin Reverb con doppio cono da 12, Twin Reverb custom con cassa da 15, Fender Deville, Vox Ac30, Orange 30, WEM. Questi gli amplificatori utilizzati per la registrazioni delle chitarre elettriche e registrati con coppie di microfoni (dinamico + condensatore). I due microfoni principali splittati entravano anche dentro lo studer B67. Le chitarre acustiche (Martin 00015) sono state invece registrate in prossimità dello strumento con uno Shure sm81 e un Bruco Tube, a questi è stata aggiunta anche una stereofonia in blumlein più lontana per dare un po' di spazio e profondità al suono.
“Laika”, “Beginners” e “Chanting mine hands” sono stati orchestrati per sezione d'archi da Luca; abbiamo avuto il piacere di incidere quindi i violini di Gentjan Lluckaci e i violoncelli di Vincenzo de Franco e Serena Patanella . Enrico Pasini ha suonato qualche piccola parte di tromba, flicorno e duduk.
Le ultime tracce che chiudono il nuovo disco arrivano per corrispondenza direttamente dal Dunastudio di Russi (RA), e coincidono con due piccoli incisi di vibrafono del maestro Enzo M. Ginexi.
Le voci ci hanno impegnato abbastanza tempo, specie perchè tutto il disco è caratterizzato da un uso sistematico del doubling delle linee vocali.
Il disco è stato mixato in analogico in una settimana abbondante, non siamo riusciti a rimanere nel proposito di mixare due brani al giorno proprio per la complessità timbrica di molti brani e anche per la durata spesso superiore ai 5 minuti a brano.
Fine lavori
Beginners è stato perfettamente confezionato grazie al mastering di Andrea Berni DeBernardi ( www.elevenmastering.com) per quel che riguarda l'audio, e grazie alle fotografie di Federica Troisi e di Luca Righi, alla grafica di Luca di Mira e Antonio Tavoni per quel che riguarda il booklet ed il packaging del disco.
Aneddoti e curiosità
Sul brano “Between the lines” ho personalmente giocato e suonato in tempo reale un pedale di pitch shifting collegato alla catena effetti di Antonio per creare dei detune ipnotici e instabili su uno dei due amplificatori della chitarra elettrica.
Abbiamo avuto qualche problema con i suoni dei fusti della batteria, ma un rullante Gretch fornitoci da Franco Longagnani dello Stones Café di Vignola ci ha salvati in extremis.
Uno dei microfoni del pianoforte era collegato ad un Fender Twin Reverb nella Iso Booth.
Abbiamo importato durante l'ultimo giorno di mix delle registrazioni fatte il giorno prima da Antonio, non da chiavetta o Hd ma da un tape recorder 4 tracce della TEAC !
Dopo un lavoro estenuante sull'allineamento voci dei primi brani ho comprato Vocalign Project.
Grooving Birds
13/06/2018
A Bombanella Soundscapes per realizzare un videoclip
Amarcord Project
Voce, Pianoforte: Marika Pontegalli
Batteria: Riccardo Cocetti
Contrabbasso: Francesco Zaccanti
Tromba, Flicorno: Matteo Pontegalli
Ospiti:
Oscar Serio, Riccardo Primiceri
Credits:
Recording, Mixing: Davide Cristiani - Bombanela Soundscapes.
Mastering: Andrea Berni De Bernardi - Eleven Mastering.
Tutti brani sono composti, suonati e prodotti dai Grooving Birds
In studio arrivano i Grooving Birds per girare un video live, uno strumento sempre più utile per tutti gli artisti
In questi ultimi anni sempre più spesso ricevo richieste da parte di band o artisti singoli per realizzare dei videoclip all'interno della sala ripresa dello studio. La maggior parte desidera registrare audio e video insieme, altri invece anche solamente effettuare riprese video.
Il video di un esecuzione live ben fatta e genuina è ormai un potete mezzo di promozione, è un prodotto utile alle band che in modo autonomo vogliono provare a muoversi sul web tramite Facebook, Youtube o altri canali. Ma è allo stesso tempo materiale utile anche per uffici stampa, promoter e booking, che devono procurarsi recensioni e spazio all'interno di webzine e concerti.
Grooving Birds: swing a Bombanella Soundscapes
In questi ultimi anni ho collaborato con diversi videomaker contattati dai musicisti stessi e così è stato anche per l'ultimo video realizzato ed uscito da poco; colgo quindi l'occasione per raccontarvi della giornata di lavoro insieme ai Grooving Birds e a Oscar Serio e Riccardo Primiceri. E' stato un lavoro inatteso e last minute, da un giorno all'altro siamo riusciti ad incastrare la sessione dei Grooving Birds, formazione swing, soul, jazz.
Alla batteria c'è Riccardo Cocetti, diventato in questi ultimi anni oltre ad un ottimo batterista in ambito rock anche un bravo batterista jazz attento al tocco e ai colori. Al contrabbasso Francesco Zaccanti, alla tromba e al flicorno Matteo Pontegalli. Tutta la band è trascinata dalla voce e dal pianoforte della brava Marika Pontegalli.
Il lavoro si deve svolgere in un pomeriggio, fortunatamente dobbiamo realizzare un solo brano. Oscar Serio e Riccardo Primiceri arrivano insieme alla band e prendono le redini della situazione.
Esigenze del videoclip: disposizione, luci, inquadrature
Abbiamo deciso di registrare tutto live, video e audio insieme, se la take non è buona Oscar cancella il file appena registrato.
La prima decisione da prendere è la disposizione della band, quale lato o angolo dello studio utilizzare. Dopo un paio di prove in cui spostavamo lentamente il pianoforte da un punto ad un altro, Oscar decide di fermarsi sul lato più corto dello studio con i tendaggi alle spalle e di tenere tutta la band abbastanza vicina. Decidiamo di non girare esclusivamente con la luce naturale, chiudo le finestre e monto due quarzine bianche da 1000w l'una.
Registrazione audio
Una volta disposti gli strumenti inizio la microfonazione. Pur sapendo che avrei avuto parecchi rientri tra i microfoni (i musicisti erano molto vicini e non potevo usare separè per motivi estetici e funzionali alle riprese video) decido di utilizzare i miei setup preferiti per microfonare i vari strumenti.
Semplice stereofonia sul pianoforte con due microfoni valvolari a pentodo, mic ribbon sulla tromba, mic fet sul contrabbasso (oltre ad un piezo in DI), batteria con 4 microfoni (stereofonia con mic valvolari, EV Re20 all'esterno della cassa e Revox R3500 sul rullante). Tutto preamplificato e processato in analogico con il Soundcraft Ts24 tranne la voce che è ripresa con microfono e preamp valvolare “Bruco”. Nel microfono della voce ho un balance molto al limite tra voce e rientri di tutto, ciononostante il timbro è fantastico e decido che questo microfono e quello del contrabbasso fanno anche le veci di possibili room mic non utilizzati.
Seppure i musicisti siano molto vicini il monitoraggio al naturale non è sufficiente per percepire bene la voce di Marika, utilizziamo quindi un monitoraggio individuale in-ear (procurato dalla band) in modo da nascondere il dettaglio estetico delle cuffie esterne.
Riascolto, scelta della take e riprese aggiuntive con playback
Dopo 5 o 6 esecuzioni integrali del medley ci ritroviamo tutti in regia per un riascolto e decidiamo che la prima take ha l'energia e il mood migliori, caratteristiche che pian pianino si perdevano nelle esecuzioni successive; fortunatamente Oscar aveva tenuto la prima take video!
A questo punto, per avere un maggior numero di inquadrature e dettagli, mando in playback l'esecuzione scelta e Oscar procede con inquadrature individuali e ravvicinate. L'espediente del playback permette alla band di risparmiare sul numero di operatori video e di conseguenza sul budget complessivo di spesa. Un solo videomaker è in grado di poter effettuare anche decine di riprese diverse con inquadrature ed obbiettivi differenti, ottenendo materiale sufficiente per un bel montaggio dinamico, creativo, non troppo monotono o statico.
Ci si saluta la sera soddisfatti, con tutte le riprese pronte per essere montate, con un bounce già uploadato su Fidbak e condiviso con la band e i videomaker che possono riascoltare il tutto ed iniziare a lavorare al montaggio.
Postproduzione
Qualche giorno dopo mi ritrovo nuovamente con Marika e Matteo ed in un paio di ore riapriamo il progetto, distribuiamo tutte le tracce nuovamente in analogico sul banco e mixiamo il medley. Interventi rapidi, di pulizia e spazializzazione del tutto. Abbiamo lavorato in modo dettagliato esclusivamente sulla voce, con 3 bus paralleli di processamento diversi e qualche curva di volume. Il mix prima di tornare nel computer passa per qualche valvola, qualche trasformatore e per il fidato Studer B67.
Felice di aver convinto anche i Grooving Birds ad affidarsi per il mastering ad uno studio esterno dedicato; il fatto di dovere lavorare solo su un brano con lo scopo di uscire esclusivamente sotto forma di videoclip non è un motivo a mio avviso per risparmiare su questa delicata fase finale. Il fidato Andrea Berni de Bernardi masterizza presso Eleven Mastering il brano, lo impreziosisce e tira a lucido il nostro lavoro nel migliore dei modi.
In questi ultimi anni sempre più spesso ricevo richieste da parte di band o artisti singoli per realizzare dei videoclip all'interno della sala ripresa dello studio. La maggior parte desidera registrare audio e video insieme, altri invece anche solamente effettuare riprese video.
Il video di un esecuzione live ben fatta e genuina è ormai un potete mezzo di promozione, è un prodotto utile alle band che in modo autonomo vogliono provare a muoversi sul web tramite Facebook, Youtube o altri canali. Ma è allo stesso tempo materiale utile anche per uffici stampa, promoter e booking, che devono procurarsi recensioni e spazio all'interno di webzine e concerti.
Grooving Birds: swing a Bombanella Soundscapes
In questi ultimi anni ho collaborato con diversi videomaker contattati dai musicisti stessi e così è stato anche per l'ultimo video realizzato ed uscito da poco; colgo quindi l'occasione per raccontarvi della giornata di lavoro insieme ai Grooving Birds e a Oscar Serio e Riccardo Primiceri. E' stato un lavoro inatteso e last minute, da un giorno all'altro siamo riusciti ad incastrare la sessione dei Grooving Birds, formazione swing, soul, jazz.
Alla batteria c'è Riccardo Cocetti, diventato in questi ultimi anni oltre ad un ottimo batterista in ambito rock anche un bravo batterista jazz attento al tocco e ai colori. Al contrabbasso Francesco Zaccanti, alla tromba e al flicorno Matteo Pontegalli. Tutta la band è trascinata dalla voce e dal pianoforte della brava Marika Pontegalli.
Il lavoro si deve svolgere in un pomeriggio, fortunatamente dobbiamo realizzare un solo brano. Oscar Serio e Riccardo Primiceri arrivano insieme alla band e prendono le redini della situazione.
Esigenze del videoclip: disposizione, luci, inquadrature
Abbiamo deciso di registrare tutto live, video e audio insieme, se la take non è buona Oscar cancella il file appena registrato.
La prima decisione da prendere è la disposizione della band, quale lato o angolo dello studio utilizzare. Dopo un paio di prove in cui spostavamo lentamente il pianoforte da un punto ad un altro, Oscar decide di fermarsi sul lato più corto dello studio con i tendaggi alle spalle e di tenere tutta la band abbastanza vicina. Decidiamo di non girare esclusivamente con la luce naturale, chiudo le finestre e monto due quarzine bianche da 1000w l'una.
Registrazione audio
Una volta disposti gli strumenti inizio la microfonazione. Pur sapendo che avrei avuto parecchi rientri tra i microfoni (i musicisti erano molto vicini e non potevo usare separè per motivi estetici e funzionali alle riprese video) decido di utilizzare i miei setup preferiti per microfonare i vari strumenti.
Semplice stereofonia sul pianoforte con due microfoni valvolari a pentodo, mic ribbon sulla tromba, mic fet sul contrabbasso (oltre ad un piezo in DI), batteria con 4 microfoni (stereofonia con mic valvolari, EV Re20 all'esterno della cassa e Revox R3500 sul rullante). Tutto preamplificato e processato in analogico con il Soundcraft Ts24 tranne la voce che è ripresa con microfono e preamp valvolare “Bruco”. Nel microfono della voce ho un balance molto al limite tra voce e rientri di tutto, ciononostante il timbro è fantastico e decido che questo microfono e quello del contrabbasso fanno anche le veci di possibili room mic non utilizzati.
Seppure i musicisti siano molto vicini il monitoraggio al naturale non è sufficiente per percepire bene la voce di Marika, utilizziamo quindi un monitoraggio individuale in-ear (procurato dalla band) in modo da nascondere il dettaglio estetico delle cuffie esterne.
Riascolto, scelta della take e riprese aggiuntive con playback
Dopo 5 o 6 esecuzioni integrali del medley ci ritroviamo tutti in regia per un riascolto e decidiamo che la prima take ha l'energia e il mood migliori, caratteristiche che pian pianino si perdevano nelle esecuzioni successive; fortunatamente Oscar aveva tenuto la prima take video!
A questo punto, per avere un maggior numero di inquadrature e dettagli, mando in playback l'esecuzione scelta e Oscar procede con inquadrature individuali e ravvicinate. L'espediente del playback permette alla band di risparmiare sul numero di operatori video e di conseguenza sul budget complessivo di spesa. Un solo videomaker è in grado di poter effettuare anche decine di riprese diverse con inquadrature ed obbiettivi differenti, ottenendo materiale sufficiente per un bel montaggio dinamico, creativo, non troppo monotono o statico.
Ci si saluta la sera soddisfatti, con tutte le riprese pronte per essere montate, con un bounce già uploadato su Fidbak e condiviso con la band e i videomaker che possono riascoltare il tutto ed iniziare a lavorare al montaggio.
Postproduzione
Qualche giorno dopo mi ritrovo nuovamente con Marika e Matteo ed in un paio di ore riapriamo il progetto, distribuiamo tutte le tracce nuovamente in analogico sul banco e mixiamo il medley. Interventi rapidi, di pulizia e spazializzazione del tutto. Abbiamo lavorato in modo dettagliato esclusivamente sulla voce, con 3 bus paralleli di processamento diversi e qualche curva di volume. Il mix prima di tornare nel computer passa per qualche valvola, qualche trasformatore e per il fidato Studer B67.
Felice di aver convinto anche i Grooving Birds ad affidarsi per il mastering ad uno studio esterno dedicato; il fatto di dovere lavorare solo su un brano con lo scopo di uscire esclusivamente sotto forma di videoclip non è un motivo a mio avviso per risparmiare su questa delicata fase finale. Il fidato Andrea Berni de Bernardi masterizza presso Eleven Mastering il brano, lo impreziosisce e tira a lucido il nostro lavoro nel migliore dei modi.
FRANCESCO BENOZZO
31/05/2018
L’arpa in studio tra classe e sperimentazione
Francesco Benozzo
Arpa, Voce, Effetti: Francesco Benozzo
Ph: Francesco Bonvicini
Credits:
Recording, Mixing: Davide Cristiani - Bombanela Soundscapes.
Arpa, Voce, Effetti: Francesco Benozzo
Ph: Francesco Bonvicini
Credits:
Recording, Mixing: Davide Cristiani - Bombanela Soundscapes.
Lavorare con l’arpista Francesco Benozzo per un progetto dedicato a David Bowie ci permette di sperimentare tecniche e idee in studio e dal vivo.
Francesco Benozzo è poeta, musicista e filologo modenese, da alcuni anni candidato al Premio Nobel per la Letteratura. Ho avuto il piacere di conoscerlo e collaborare con lui già due anni fa per la realizzazione del suo disco solista “L'inverno necessario”.
Qualche mese fa sono venuto nuovamente coinvolto in prima persona nella realizzazione di un suo nuovo progetto, la realizzazione di un disco con brani di Bowie riarrangiati e reinterpretati per arpa celtica e arpa bardica che sarebbe stato allegato ad un libro sull'artista: “YTIDDO – BPB / Benozzo Performs Bowie” Disco allegato al libro DAVID BOWIE. L’ARBORESCENZA DELLA BELLEZZA MOLTEPLICE di Francesco Benozzo, Pordenone, Safarà editore / Universalia, 2018
David Bowie, una passione da sempre
La mia passione per David Bowie è iniziata in adolescenza quando ho ascoltato per la prima volta il disco Outside. Mi è rimasto poi scolpito nel cervello il suo sguardo ed il suo concerto del tour “Eartling” a Brescia nel '97, avevo 15 anni. Ero quindi onorato e nello stesso tempo un po' spaventato dal compito di dover lavorare su rielaborazioni di materiale del Duca Bianco.
Fresco dall'aver ascoltato dal vivo Seu Jorge a Barcellona (Primavera Sound 2017), consiglio a Francesco un approccio altrettanto essenziale, diretto e spontaneo senza cercare nessuno stratagemma a livello di sovraincisioni o postproduzione.
Il fatto di riarrangiare e reinterpretare le canzoni di Bowie per arpa celtica e arpa bardica comunque era una bella sfida sotto molti punti di vista, primo fra tutti il fatto di avere tra le mani degli strumenti diatonici che non consentono il più delle volte di seguire melodie e armonie originali.
L’arpa in studio tra classe e sperimentazione
Decidiamo di lavorare con un unico microfono valvolare, un pre valvolare, e qualche strumento vintage come Roland Space Echo e Dynachord Echocord mini. Dividiamo la sessione di registrazioni in due fasi, prima le prese della sola arpa strumentale ed in un secondo momento quello della voce. Non ci interessa troppo il fatto di poter perdere qualcosa di spontaneo nel dividere voce e strumento, piuttosto ci sentiamo più tranquilli nel poter lavorare in modo più preciso e di poter compiere dell'editing se necessario.
Utilizziamo la stessa strumentazione nel riprendere sia la voce che le arpe con lo scopo di ottenere un suono molto coeso e coerente. Questo mi ha permesso in mix di poter scegliere dove tenere questa omogeneità e dove invece lavorare parecchio di effettistica creando contrasti timbrici e spaziali tra voci, casomai molto effettate o distorte, e arpa, con un suono invece più “intimo” assolutamente privo di riverbero. Unico piccolo espediente usato per allargare un minimo il nostro mix totalmente mono è stato l'utilizzo del riverbero Eventide Tverb; lo abbiamo usato per una questione filologica. Come racconta Tony Visconti stesso, storico producer di Bowie che ha collaborato alla realizzazione di questo plugin, il sound finale della voce di Heroes come di altre produzioni è stato sapientemente ricostruito in questa emulazione. Il suono dell’effetto è ricostruito unendo l’emulazione di tre diversi riverberi stereofonici, ognuno dei quali emula la ripresa di un microfono messo a una distanza diversa dal punto di emissione sonora. La stanza nel quale sono posizionati i microfoni è la Meistersaal concert hall di Berlino, utilizzata come sala di ripresa dagli Hansa Studios.
Il progetto infine è stato anche finalizzato e masterizzato su tape 1/4inch passando per lo Studer B67.
E ora live!
Sono felice di poter seguire anche il liveset di questi brani, ho una mia piccolissima parte interattiva di performance, oltre ai classici microfoni utilizziamo microfoni a contatto sulle arpe, pedali da chitarra (un ElecroHarmonix memory man e un Big Muf ) e un po' di effettistica digitale.
“[...] Questo alieno neoclassico, questo cavaliere errante nei regni dell’ambiguo, col suo spudorato narcisismo, col suo agitato pudore, con le sue maschere spersonalizzanti e autorevoli, ha creato di continuo mondi che prima non c’erano. Poiché le sue enormità artistiche sono realmente accadute, ogni cosa che possiamo immaginare dopo di lui può davvero esistere. Questo è un potere donatoci dai grandi creatori di immaginario, uno dei motivi per cui l’arte di Bowie ci chiama a sé anche quando non la comprendiamo del tutto. Ci sono artisti che consolano e diventano un rifugio, altri che irrompono nelle certezze e indicano nuove direzioni. Bowie incarna l’artista a monte di queste categorie: egli è un generatore di mondi, un demiurgo eterogeneo che non cessa di trasformarsi. Ogni realtà diventa possibile dentro di noi grazie alle realtà create dalla sua arte, che, come in un viaggio iniziatico, indica soglie e si fa soglia percettiva. Dopo di lui, poiché quello che ha fatto è esistito in una realtà fruibile, possiamo anche immaginare che Dio sia esistito o esista, e pensare che parli francese o cinese; possiamo domandarci se ciò che incontriamo nei sogni sia invece la realtà; e possiamo guardare la nostra mano e avvertire che il sangue che vi scorre si muove al ritmo di Sons of the Silent Age [...]”.
“[...] Effetto dell’arte di David Bowie su di me: pur avendo io lottato e lottando per le opinioni fluttuanti, pur pensando di resistere ai dogmi e agli slogan, pur avendo tentato di indicare direzioni antiautoritarie e anarchiche anche nei territori che ne sono da sempre refrattari, io intuisco e invidio le sue opinioni fluttuanti, la sua capacità di non infeudarsi ai dogmi e agli slogan, e quasi arrossisco per il disagio di rendermi conto, nel confronto a cui la sua arte mi obbliga, di avere anche io una mia verità e per sentirmene alla fine schiavo. I modi di essere della sua musica sconvolgono non soltanto le certezze ma, ancora prima, l’illusione di non avere certezze. Un’inclinazione che in alcuni instanti della sua fantasmagorica galassia artistica affiora come vera e propria autocoscienza. Con Bowie accade insistentemente proprio questo: che il molteplice viene tolto al suo stato di predicato per diventare e ridiventare un sostantivo. Bowie non è stato un artista molteplice. Egli è il molteplice artistico [...].
(Da DAVID BOWIE. L’ARBORESCENZA DELLA BELLEZZA MOLTEPLICE di Francesco Benozzo)
Francesco Benozzo è poeta, musicista e filologo modenese, da alcuni anni candidato al Premio Nobel per la Letteratura. Ho avuto il piacere di conoscerlo e collaborare con lui già due anni fa per la realizzazione del suo disco solista “L'inverno necessario”.
Qualche mese fa sono venuto nuovamente coinvolto in prima persona nella realizzazione di un suo nuovo progetto, la realizzazione di un disco con brani di Bowie riarrangiati e reinterpretati per arpa celtica e arpa bardica che sarebbe stato allegato ad un libro sull'artista: “YTIDDO – BPB / Benozzo Performs Bowie” Disco allegato al libro DAVID BOWIE. L’ARBORESCENZA DELLA BELLEZZA MOLTEPLICE di Francesco Benozzo, Pordenone, Safarà editore / Universalia, 2018
David Bowie, una passione da sempre
La mia passione per David Bowie è iniziata in adolescenza quando ho ascoltato per la prima volta il disco Outside. Mi è rimasto poi scolpito nel cervello il suo sguardo ed il suo concerto del tour “Eartling” a Brescia nel '97, avevo 15 anni. Ero quindi onorato e nello stesso tempo un po' spaventato dal compito di dover lavorare su rielaborazioni di materiale del Duca Bianco.
Fresco dall'aver ascoltato dal vivo Seu Jorge a Barcellona (Primavera Sound 2017), consiglio a Francesco un approccio altrettanto essenziale, diretto e spontaneo senza cercare nessuno stratagemma a livello di sovraincisioni o postproduzione.
Il fatto di riarrangiare e reinterpretare le canzoni di Bowie per arpa celtica e arpa bardica comunque era una bella sfida sotto molti punti di vista, primo fra tutti il fatto di avere tra le mani degli strumenti diatonici che non consentono il più delle volte di seguire melodie e armonie originali.
L’arpa in studio tra classe e sperimentazione
Decidiamo di lavorare con un unico microfono valvolare, un pre valvolare, e qualche strumento vintage come Roland Space Echo e Dynachord Echocord mini. Dividiamo la sessione di registrazioni in due fasi, prima le prese della sola arpa strumentale ed in un secondo momento quello della voce. Non ci interessa troppo il fatto di poter perdere qualcosa di spontaneo nel dividere voce e strumento, piuttosto ci sentiamo più tranquilli nel poter lavorare in modo più preciso e di poter compiere dell'editing se necessario.
Utilizziamo la stessa strumentazione nel riprendere sia la voce che le arpe con lo scopo di ottenere un suono molto coeso e coerente. Questo mi ha permesso in mix di poter scegliere dove tenere questa omogeneità e dove invece lavorare parecchio di effettistica creando contrasti timbrici e spaziali tra voci, casomai molto effettate o distorte, e arpa, con un suono invece più “intimo” assolutamente privo di riverbero. Unico piccolo espediente usato per allargare un minimo il nostro mix totalmente mono è stato l'utilizzo del riverbero Eventide Tverb; lo abbiamo usato per una questione filologica. Come racconta Tony Visconti stesso, storico producer di Bowie che ha collaborato alla realizzazione di questo plugin, il sound finale della voce di Heroes come di altre produzioni è stato sapientemente ricostruito in questa emulazione. Il suono dell’effetto è ricostruito unendo l’emulazione di tre diversi riverberi stereofonici, ognuno dei quali emula la ripresa di un microfono messo a una distanza diversa dal punto di emissione sonora. La stanza nel quale sono posizionati i microfoni è la Meistersaal concert hall di Berlino, utilizzata come sala di ripresa dagli Hansa Studios.
Il progetto infine è stato anche finalizzato e masterizzato su tape 1/4inch passando per lo Studer B67.
E ora live!
Sono felice di poter seguire anche il liveset di questi brani, ho una mia piccolissima parte interattiva di performance, oltre ai classici microfoni utilizziamo microfoni a contatto sulle arpe, pedali da chitarra (un ElecroHarmonix memory man e un Big Muf ) e un po' di effettistica digitale.
“[...] Questo alieno neoclassico, questo cavaliere errante nei regni dell’ambiguo, col suo spudorato narcisismo, col suo agitato pudore, con le sue maschere spersonalizzanti e autorevoli, ha creato di continuo mondi che prima non c’erano. Poiché le sue enormità artistiche sono realmente accadute, ogni cosa che possiamo immaginare dopo di lui può davvero esistere. Questo è un potere donatoci dai grandi creatori di immaginario, uno dei motivi per cui l’arte di Bowie ci chiama a sé anche quando non la comprendiamo del tutto. Ci sono artisti che consolano e diventano un rifugio, altri che irrompono nelle certezze e indicano nuove direzioni. Bowie incarna l’artista a monte di queste categorie: egli è un generatore di mondi, un demiurgo eterogeneo che non cessa di trasformarsi. Ogni realtà diventa possibile dentro di noi grazie alle realtà create dalla sua arte, che, come in un viaggio iniziatico, indica soglie e si fa soglia percettiva. Dopo di lui, poiché quello che ha fatto è esistito in una realtà fruibile, possiamo anche immaginare che Dio sia esistito o esista, e pensare che parli francese o cinese; possiamo domandarci se ciò che incontriamo nei sogni sia invece la realtà; e possiamo guardare la nostra mano e avvertire che il sangue che vi scorre si muove al ritmo di Sons of the Silent Age [...]”.
“[...] Effetto dell’arte di David Bowie su di me: pur avendo io lottato e lottando per le opinioni fluttuanti, pur pensando di resistere ai dogmi e agli slogan, pur avendo tentato di indicare direzioni antiautoritarie e anarchiche anche nei territori che ne sono da sempre refrattari, io intuisco e invidio le sue opinioni fluttuanti, la sua capacità di non infeudarsi ai dogmi e agli slogan, e quasi arrossisco per il disagio di rendermi conto, nel confronto a cui la sua arte mi obbliga, di avere anche io una mia verità e per sentirmene alla fine schiavo. I modi di essere della sua musica sconvolgono non soltanto le certezze ma, ancora prima, l’illusione di non avere certezze. Un’inclinazione che in alcuni instanti della sua fantasmagorica galassia artistica affiora come vera e propria autocoscienza. Con Bowie accade insistentemente proprio questo: che il molteplice viene tolto al suo stato di predicato per diventare e ridiventare un sostantivo. Bowie non è stato un artista molteplice. Egli è il molteplice artistico [...].
(Da DAVID BOWIE. L’ARBORESCENZA DELLA BELLEZZA MOLTEPLICE di Francesco Benozzo)
VAMPA
27/04/2018
In studio per registrare una live session insieme ai Vampa
The wolf is coming
Voce, chitarra: Gianni Zagaglia
Batteria, voce, piano, shaker: Riccardo Giacobazzi
Sax, armonica, voce: Chiara Nadalini
Ospiti:
Basso: Nicola Fiorini
Percussioni: Guillermo Valente
Credits:
Recording, Mixing: Davide Cristiani - Bombanela Soundscapes.
Mastering: Andrea Berni De Bernardi - Eleven Mastering.
Tutti brani sono composti, suonati e prodotti dai Vampa
La registrazione del nuovo EP dei Vampa ci dà la possibilità di buttarci in una bella live session, tutta groove e senza fronzoli
Ormai siamo sempre più abituati ad ascoltare musica registrata in multitraccia in cui ogni strumento viene isolato con cura rispetto alle altre fonti sonore. Di conseguenza spesso si lavora direttamente con l’overdubbing per andare a ricostruire le parti e gli arrangiamenti dei brani. Se con il tempo si è andati verso questa direzione è certo perché porta con sé vantaggi, garantisce un’enorme flessibilità e permette di ritoccare fino alla perfezione ogni singolo dettaglio all’interno di un brano. D’altro canto questa non rappresenta sempre la scelta migliore per ogni progetto. Se per alcuni generi e alcuni artisti l’incisività arriva proprio attraverso il sovrapporsi di layer perfettamenti editati, sincronizzati ed intonati, per altri il segreto sta nell’urgenza, nell’alchimia e nella compattezza di una live session. Avere una band che suona insieme nella stessa stanza è sempre un modo per affrontare subito scelte drastiche e dare carattere alla registrazione. E poi, quando a Bombanella Soundscapes si può lavorare in questo modo, si tratta sempre di un’ottima occasione per far lavorare al meglio la nostra bella sala di ripresa di 90 m² in legno, con i suoi ambienti naturali.
La band in studio
E l’occasione per registrare una bella live session questa volta arriva con Vampa, formazione modenese in studio per registrare il nuovo EP. Per i due veterani della band Gianni e Riccardo si tratta anche di un ritorno, dopo aver registrato ormai più di 10 anni fa al vecchio studio di Bombanella Soundscapes con gli Ultima Corsa, la loro band di allora. E' sempre bello ritrovarsi dopo tanto tempo e ritornare a lavorare insieme alla creazione di qualcosa di nuovo.
I Vampa si presentano con una formazione a cinque: batteria, basso, chitarra, sax, percussioni e voce. Prima di entrare in studio, il lavoro parte con l’ascolto dei provini della band e con una chiacchierata su quali sono le loro esigenze e le loro aspettative. Il sound dei Vampa e il loro intento di cercare un’attitudine viva e non troppo “prodotta”, oltre alla necessità di concentrare il lavoro in poco tempo, fanno propendere per una registrazione “live”, che conservi tutta l’immediatezza dei brani e abbatta il tempo di lavorazione.
La registrazione della live session
La scelta è quindi drastica: tutti a registrare nella stessa stanza, eliminando anche il monitoraggio in cuffia per favorire l'interplay ed un ascolto più simile a quello della sala prove. Quindi non solo il basso e la chitarra entrano nel loro amplificatore ma anche sassofono e voce seguono lo stesso percorso. Il sassofono in particolare è ripreso con due microfoni: un valvolare a mezzo metro dallo strumento per avere un suono naturale ed un Senneheiser Md441 vicino alla campana dello strumento che porta il segnale anche ad un amplificatore WEM vintage da basso, passando prima per un multieffetto a pedale.
La voce viene ripresa anch'essa con due microfoni, un dinamico EV N/D 967 ed un Placid Audio Copperphone che entra in un Fender Champ poi microfonato con un classico Shure Sm57. Gianni si è innamorato del suono distorto e citofonato con cui esce nella stanza la sua voce! Per rimanere coerenti con questa filosofia di lavoro, la batteria è ripresa in modo essenziale con 3 microfoni (cassa, rullante e over mono). Due microfoni dinamici sulle congas e due sugli amplificatori di chitarra e basso. Al centro della stanza ho individuato un punto in cui ritrovo un buon bilanciamento di tutti gli strumenti, qui posiziono due microfoni valvolari in configurazione Blumelein sia per dare stereofonia alla batteria sia come stereo-room generale.
Finito in mattinata il setup di suoni e strumenti, e recuperato il percussionista del gruppo che aveva sbagliato strada perdendosi tra le colline, dopo un panino e qualche caffè, nel pomeriggio diamo il via alla live session e i Vampa registrano in 3 ore i loro 5 brani! Nei giorni successivi facciamo qualche piccolo overdub (un paio di percussioni, dei clap ed un inciso di pianoforte), scartiamo il brano venuto peggio e ci concentriamo quindi sui mix di 4 brani. Il tutto viene mixato in analogico sul Soundcraft Ts24, e infine riversato su tape grazie al nostro Studer B67.
Una questione di creatività
Alla fine dei lavori la band è estremamente soddisfatta: andando in questa direzione abbiamo catturato non solo il loro suono, ma anche la loro espressività e istintività. Sono anche riusciti in questo modo a rimanere in un budget decisamente abbordabile, evitando sedute di sovraincisioni ed editing. E' divertente stare dall’altra parte della console e poter essere così immediati nelle scelte, ascoltando in sala regia sin dalla prima nota quello che con pochi aggiustamenti diventa già un brano finito.
Una live session realizzata in questo modo può essere un’ottima scelta per diverse band e artisti. Nel caso dei Vampa l’obiettivo è la realizzazione di un EP. Ma in questo modo si può anche avviare la produzione di un album intero. Trovare la giusta intesa e affrontare scelte ben precise ancora prima di entrare in studio per registrare è sempre la scelta migliore per creare il giusto spazio per la creatività!
Ormai siamo sempre più abituati ad ascoltare musica registrata in multitraccia in cui ogni strumento viene isolato con cura rispetto alle altre fonti sonore. Di conseguenza spesso si lavora direttamente con l’overdubbing per andare a ricostruire le parti e gli arrangiamenti dei brani. Se con il tempo si è andati verso questa direzione è certo perché porta con sé vantaggi, garantisce un’enorme flessibilità e permette di ritoccare fino alla perfezione ogni singolo dettaglio all’interno di un brano. D’altro canto questa non rappresenta sempre la scelta migliore per ogni progetto. Se per alcuni generi e alcuni artisti l’incisività arriva proprio attraverso il sovrapporsi di layer perfettamenti editati, sincronizzati ed intonati, per altri il segreto sta nell’urgenza, nell’alchimia e nella compattezza di una live session. Avere una band che suona insieme nella stessa stanza è sempre un modo per affrontare subito scelte drastiche e dare carattere alla registrazione. E poi, quando a Bombanella Soundscapes si può lavorare in questo modo, si tratta sempre di un’ottima occasione per far lavorare al meglio la nostra bella sala di ripresa di 90 m² in legno, con i suoi ambienti naturali.
La band in studio
E l’occasione per registrare una bella live session questa volta arriva con Vampa, formazione modenese in studio per registrare il nuovo EP. Per i due veterani della band Gianni e Riccardo si tratta anche di un ritorno, dopo aver registrato ormai più di 10 anni fa al vecchio studio di Bombanella Soundscapes con gli Ultima Corsa, la loro band di allora. E' sempre bello ritrovarsi dopo tanto tempo e ritornare a lavorare insieme alla creazione di qualcosa di nuovo.
I Vampa si presentano con una formazione a cinque: batteria, basso, chitarra, sax, percussioni e voce. Prima di entrare in studio, il lavoro parte con l’ascolto dei provini della band e con una chiacchierata su quali sono le loro esigenze e le loro aspettative. Il sound dei Vampa e il loro intento di cercare un’attitudine viva e non troppo “prodotta”, oltre alla necessità di concentrare il lavoro in poco tempo, fanno propendere per una registrazione “live”, che conservi tutta l’immediatezza dei brani e abbatta il tempo di lavorazione.
La registrazione della live session
La scelta è quindi drastica: tutti a registrare nella stessa stanza, eliminando anche il monitoraggio in cuffia per favorire l'interplay ed un ascolto più simile a quello della sala prove. Quindi non solo il basso e la chitarra entrano nel loro amplificatore ma anche sassofono e voce seguono lo stesso percorso. Il sassofono in particolare è ripreso con due microfoni: un valvolare a mezzo metro dallo strumento per avere un suono naturale ed un Senneheiser Md441 vicino alla campana dello strumento che porta il segnale anche ad un amplificatore WEM vintage da basso, passando prima per un multieffetto a pedale.
La voce viene ripresa anch'essa con due microfoni, un dinamico EV N/D 967 ed un Placid Audio Copperphone che entra in un Fender Champ poi microfonato con un classico Shure Sm57. Gianni si è innamorato del suono distorto e citofonato con cui esce nella stanza la sua voce! Per rimanere coerenti con questa filosofia di lavoro, la batteria è ripresa in modo essenziale con 3 microfoni (cassa, rullante e over mono). Due microfoni dinamici sulle congas e due sugli amplificatori di chitarra e basso. Al centro della stanza ho individuato un punto in cui ritrovo un buon bilanciamento di tutti gli strumenti, qui posiziono due microfoni valvolari in configurazione Blumelein sia per dare stereofonia alla batteria sia come stereo-room generale.
Finito in mattinata il setup di suoni e strumenti, e recuperato il percussionista del gruppo che aveva sbagliato strada perdendosi tra le colline, dopo un panino e qualche caffè, nel pomeriggio diamo il via alla live session e i Vampa registrano in 3 ore i loro 5 brani! Nei giorni successivi facciamo qualche piccolo overdub (un paio di percussioni, dei clap ed un inciso di pianoforte), scartiamo il brano venuto peggio e ci concentriamo quindi sui mix di 4 brani. Il tutto viene mixato in analogico sul Soundcraft Ts24, e infine riversato su tape grazie al nostro Studer B67.
Una questione di creatività
Alla fine dei lavori la band è estremamente soddisfatta: andando in questa direzione abbiamo catturato non solo il loro suono, ma anche la loro espressività e istintività. Sono anche riusciti in questo modo a rimanere in un budget decisamente abbordabile, evitando sedute di sovraincisioni ed editing. E' divertente stare dall’altra parte della console e poter essere così immediati nelle scelte, ascoltando in sala regia sin dalla prima nota quello che con pochi aggiustamenti diventa già un brano finito.
Una live session realizzata in questo modo può essere un’ottima scelta per diverse band e artisti. Nel caso dei Vampa l’obiettivo è la realizzazione di un EP. Ma in questo modo si può anche avviare la produzione di un album intero. Trovare la giusta intesa e affrontare scelte ben precise ancora prima di entrare in studio per registrare è sempre la scelta migliore per creare il giusto spazio per la creatività!